Molochio nei versi di un molochiese emigrato in Australia

Fierezza e ricordi vincono l’amarezza ed il dolore del destino ingrato

Non so quando ho avuto questo bellissimo testo direttamente dall’autore, in una delle sue ultime venute a Molochio, o fattomi recapitare da parente in comune. Di certo lo conservo da parecchi anni, almeno venti, ed oggi ho ritenuto che sarebbe stata colpa grave non dargli tutto lo spazio che merita ora che “La Voce di Molochio” è una realtà per il paese. Carmelo Siciliano era nipote del poeta Antonino Padovano in quanto il più giovane dei figli della figlia Celestina. Eclettico come il nonno per quel che risulta non ha potuto frequentare la scuola oltre le elementari.

Sonetto narrativo di quindici strofe di sestine rimate secondo lo schema ABABCC con una sedicesima conclusiva di due versi a rima baciata.

Molochio che desti a me i natali
io ti ringrazio e sempre ti son grato
particolare al posto dei Canali
che mi ricorda tutto il mio passato
quale lo penso sempre con amore
e caro rimarrà sempre al mio cuore.

Paese mio che ingrato fu il destino
vivo nell’amarezza e nel dolore
di non potere stare a te vicino
però ti sono sempre col mio cuore
e l’ansia e la speranza di ogni giorno
di quando alle tue soglie ci ritorno.

Ciononostante vivo di fierezza
dei luoghi che passai l’infanzia mia
pensando all’incantevole bellezza
che allieta di splendore ogni tua via
nonché la naturale tua stesura
di fiumi di campagne ed aria pura.

La tua piazza centrale è meraviglia
nel suo bello e lussuoso pavimento
gente qui vi passeggia per più miglia
con caldo freddo pioggia neve e vento
nonché la torre nel suo grande aspetto
con Santa Madre Chiesa di rimpetto.

Le due fontane che ci stanno ai lati
sono della tua piazza lo gingillo
se non mi sbaglio furono chiamati
col nome di Bernardo e di Camillo
gonfiando le gote del lor viso
mandano l’acqua assieme ad un sorriso.

Portandoti poi dietro al municipio
vi trovi il sacro angolo di terra
ospite all’olocausto sacrificio
del monumento dei caduti in guerra
che se tendi l’orecchio ancor si sente
il grido dell’eroico combattente

che da prode guerriero sé lottato
con quella frase che passò alla storia:
“Diccà non si passa!” e nessuno è passato
quale dette alla patria la vittoria.
Il tuo eroismo non è stato invano
medaglia d’oro Angelo Cosmano.

Se ancor ricerche fai nel tuo cammino
la via Francesco Zagari vi trova
la Santa Croce ed il vecchio mulino
che del passato l’esistenza prova
ed ancor due passi e un sol momento
vi scorgerai lo storico convento.

Sua storia non so dirti di sicuro
quindi ripeto ciò che mi fu detto
padre Francesco di Fiumara di Muro
fece da muratore ed architetto
so che lo costruì così preciso
che meritò di certo il paradiso.

Tonda appare che sia la sua struttura
somiglia al grande Colosseo romano
e davanti e imponente sua figura
prova del suo cervello sovrumano
creduto sempre fu Santo prelato
non so dire se fu canonizzato.

Di qui vedrai vicina la montagna
che ammirerai di certo sua stesura
dopo che avrai passato la campagna
vedrai ciò che creò madre natura:
alberi verdi nel suo forte stelo
sembrano alzarsi dalla terra al cielo.

Camminando attraverso i verdi prati
sorgenti vi son d’acqua fresca e pura
come la medicina agl’ammalati
se più ne bevi ogni tuo male cura.
Ricca è pure di funghi ai suoi viali
che di sapori non ve né di uguali.

Se poi recarti vuoi alla Catorella
che d’ogni belvedere è la Regina
di qui potrai ammirar Calabria bella
come pure lo stretto di Messina.
E se alla tua sinistra vuoi guardare
vi trovi l’Aspromonte ed i Gambare.

Or se lo sguardo volgi più vicino
vedrai la mia Molochio tanto bella
non è Roma, Milano e né Torino
ma è di Calabria la più grande perla.
Non ci tentar gli sforzi tuoi son vani
se cerchi di afferrarla con le mani.

Se ancor mi accompagna la memoria
poco distante vedi il cimitero
dove ogni tomba ha la sua triste storia
e qui che giace il sacrificio vero.
Riposo in pace padre e mamma mia
a cui io dedicai questa poesia.

Scritta in Australia di mia mano
il nome mio è Carmelo Siciliano.

Il monumento ai Caduti e quello al lavoro esistenti; Carmelo Siciliano con questo suo componimento ha donato al suo paese quello dell’emigrazione. Reale, intenso, di sentimenti profondi di vita vissuta “nell’amarezza e nel dolore” conseguenza di “un destino ingrato”.
Chi legge il componimento ed ancora conserva una qualche sensibilità avverte, con l’incalzare dei versi, brividi di quella sofferenza. All’associazione ACUMe ed alla civica Amministrazione, se lo ritiene, l’invito a dare l’opportuna collocazione a questo capolavoro di fierezza.

Mario Caruso