La dirigente scolastica Francesca Maria Morabito ci ha spiegato le regole adottate all’Istituto comprensivo “Oppido – Molochio – Varapodio” per garantire la sicurezza agli alunni
Sono molte le norme che quest’anno, fin dall’inizio della pandemia, si sono susseguite per indirizzare al meglio le scuole, nella gestione della didattica, sia in presenza che a distanza. Non è stato certo esente da questo walzer di disposizioni, l’Istituto comprensivo “Oppido – Molochio – Varapodio”, cui fa parte il plesso molochiese “Maresciallo Cosmano” che, grazie alla dirigente scolastica Francesca Maria Morabito, è riuscito ad organizzarsi in modo impeccabile, per garantire lezioni in sicurezza ad alunni e docenti.
«Oggi siamo in un contesto alquanto difficile – ha spiegato la dirigente – trovandoci purtroppo in emergenza epidemiologica, che inizialmente, quando abbiamo dovuto affrontare il primo lockdown di marzo, indubbiamente ci ha trovato impreparati.
Ciò è stato dettato dal fatto che, dal punto di vista dell’organizzazione della scuola, siamo molto legati in maniera tradizionale alla presenza, e poi le tecnologie non erano molto praticate. Tra marzo e aprile, soprattutto nelle scuole del primo ciclo, il problema c’è stato, perché abbiamo dovuto da un lato riorganizzare completamente la didattica, dall’altro abbiamo dovuto fare i conti col fatto che non tutte le famiglie erano dotate di strumenti tecnologici e non tutti, ancora adesso, sono dotati di connessione. Pertanto quella parte di didattica a distanza, soprattutto nei primi due/tre mesi, è stata alquanto difficile. Fortunatamente, con un primo intervento del Ministero, sono arrivati diversi finanziamenti, con i quali le scuole si sono attrezzate con computer da dare in comodato d’uso ai ragazzi e in qualche modo siamo riusciti a sopperire alle carenze».
Terminato il primo lockdown, non si sono però attenuati i problemi. «A giugno, finita almeno apparentemente l’emergenza epidemiologica – ha continuato – il Ministero ci ha mandato un piano per la ripartenza delle scuole in presenza. Così, tutta questa estate abbiamo lavorato per rispondere a determinati criteri. Lo scopo era quello di rientrare in presenza, nella consapevolezza che la didattica a distanza, seppure sia stato un momento necessario per cercare di non far perdere ai ragazzi l’opportunità scolastica facendogli completare il percorso didattico, abbia avuto grossi limiti sia metodologici che tecnici. Nel decreto per l’adozione di un piano per il rientro in sicurezza nelle scuole c’erano alcune indicazioni, primo fra tutti l’organizzazione degli spazi in maniera da rispettare il distanziamento. Da qui, cercando di sistemare le varie classi affinché venisse rispettato il metro di distanza tra un alunno e l’altro, sono usciti fuori i primi problemi: innanzitutto le nostre strutture ed aule scolastiche non sono, dal punto di vista della grandezza, completamente adeguate per accogliere 20-23 bambini a quella distanza, in secondo luogo eravamo in carenza di banchi, dal momento che sia nella primaria che nella secondaria di primo grado, c’erano ancora i banchi biposto. Nonostante il Ministero avesse disposto l’invio di banchi monoposto per risolvere questa criticità, a tutt’oggi stiamo ancora aspettando che ci vengano consegnati, quindi ci siamo dovuti adattare chiedendoli in prestito alle scuole superiori».
La dirigente ha raccontato che una volta riaperta la scuola, dopo aver assicurato il distanziamento, «abbiamo imposto l’uso delle mascherine, che devono essere utilizzate da tutti i bambini, tranne quelli al di sotto dei 6 anni, e predisposta un’organizzazione delle pulizie di tipo diverso rispetto a prima, perché adesso è necessario igienizzare tutte le superfici e gli ambienti. Nei primi tempi abbiamo anche scaglionato l’entrata dei bambini, così da abituarli ad arrivare a scuola distanziati, a sedersi subito ai loro posti senza sostare nei corridoi. Nel momento in cui abbiamo visto che i bambini avevano recepito questi comportamenti, abbiamo ristretto i tempi di scaglionamento. Tutti i bambini, all’entrata devono igienizzarsi le mani, mentre è necessario che a casa misurino la febbre prima di venire a scuola. Ma oltre alla sicurezza degli alunni, ci occupiamo anche di quella degli adulti. In tal senso, abbiamo individuato i lavoratori cosiddetti fragili, ossia coloro i quali hanno patologie tali da risultare a maggior rischio Covid, e trattati proprio come gli alunni fragili, che a seguito della presentazione di un certificato pediatrico vengono assistiti con la didattica digitale integrata, che permette loro di seguire da casa le lezioni svolte in classe, come se fossero presenti».
La scuola di Molochio è perfettamente organizzata anche nel caso in cui si verificasse un caso di Covid (come è già successo) o un caso sospetto. «Anche in questo caso – ha spiegato la dirigente – abbiamo adottato i protocolli nazionali. Per prima cosa abbiamo istituito un’aula Covid, dove devono essere portati i bambini o i docenti che presentano sintomi che potrebbero essere associati al Covid. Successivamente si passa alla sanificazione degli ambienti. Nel momento in cui si viene a conoscenza di un caso di positività, il dirigente deve procedere ad un altro tipo di protocollo, che consiste nell’inviare al Dipartimento di prevenzione e igiene l’elenco degli alunni e dei docenti che sono stati a contatto con il caso positivo nelle ultime 48 ore. E poi l’Asp deve procedere con i tamponi e contemporaneamente a mettere in quarantena la classe. Laddove però, come è già successo, le autorità sanitarie non si pronuncino, il dirigente scolastico è tenuto ad attivare un “isolamento fiduciario” della classe e dei docenti di quella determinata classe per almeno 14 giorni, attivando così la didattica a distanza. Procedura che adesso siamo perfettamente in grado di fare, perché i docenti sono preparati, avendo fatto anche dei corsi di formazione, e gli strumenti ci sono. Il collegio dei docenti ha anche attivato delle linee guida e fatto un proprio regolamento, stabilendo orari, criteri e programmazione. La situazione rispetto al primo lockdown è assolutamente cambiata, ci sono degli automatismi che ormai abbiamo acquisito e anche dal punto di vista della percezione dei genitori c’è una maggior fiducia nei confronti della scuola, non essendoci più quell’incertezza che ha regnato nel primo momento».
Attualmente a Molochio ci sono 9 classi, tra primaria e secondaria di primo grado e 2 sezioni di scuola dell’infanzia. La didattica a distanza, così come previsto dall’ultimo Dpcm, fino a che il presidente f. f. della Regione Nino Spirlì non ha emanato l’ordinanza n. 87 del 14 novembre, si stava svolgendo solo per la seconda e terza media, due classi in tutto. Adesso invece, fino al 28 novembre, è obbligatoria per tutti gli alunni frequentanti le scuole di ogni ordine e grado. Prima che le scuole venissero chiuse, per via della positività accertata di una bambina, una quinta classe della primaria di Molochio è stata in quarantena, in isolamento fiduciario predisposto dalla dirigente, non avendo ricevuto risposta da parte dell’Asp. Terminati i 14 giorni senza alcun problema acclarato, i bambini erano tornati regolarmente a scuola.