L’ABBAZIA DI SANTA MARIA DE MERULA

Abazzia di Santa Maria de Merula - Molochio
di Giovanni Musolino

L’origine dell’abbazia di Santa Maria de Merula1 risale ai secoli XII – XIII quando i monaci italogreci, che nel sec. VIII erano giunti dall’Oriente in Calabria, ottennero dai Normanni delle terre da coltivare. Sorse allora in prossimità del convento il primo nucleo abitato nel quale risiedevano gli addetti alla servitù e i lavoratori della campagna2.

Le prime notizie sull’abbazia risalgono alla seconda metà del sec. XIII3. L’abbate di Santa Maria de Merula negli anni 1275 – 1279 versò alla Camera Apostolica la decima per i cinque anni un’oncia d’oro, 7 tareni e 10 grana4 e nel 1310 corrispose 21 tareni5.

Dall’abbazia dipendevano 4 monasteri e l’abbate esercitava la giurisdizione sui villaggi di Molochio, Molochiello, Coccorino e Coccorillo6.

Nel 1328 il pagamento della decima fatto dall’abbate fu di 7 tareni e 10 grana7.

L’abbate Neofito il 31 agosto 1349 fu nominato archimandrita del monastero di Sant’Angelo di Valletuccio e a sostituirlo fu nominato abbate nello stesso giorno il monaco Romano Squilaioti8.

L’abbate Arsenio il 26 maggio 1389 versò alla Camera Apostolica 33 fiorini d’oro per sé e per il suo predecessore Girasimo9.

La prima assegnazione dell’abbazia in commenda fu fatta al chierico napoletano Berardo Caracciolo, che il 14 maggio 1408 versò alla Camera Apostolica 35 fiorini d’oro10.

Papa Eugenio IV il 16 marzo 1433 ordinò al vescovo di Gerace di provvedere della chiesa parrocchiale dell’abbazia il canonico salernitano Nicola Sulmoni, affidata a Citto Guassacani sebbene l’arcivescovo di Cosenza Berardo Caracciolo la tenesse da otto e più anni senza alcun diritto11. Lo stesso pontefice il 27 febbraio 1442, poiché il vescovo continuava a tenere il possesso della chiesa, impose all’arcivescovo di Reggio Guglielmo Logoteta d’insediare nel monastero di Santa Maria de Merula, in seguito alla morte dell’abbate Sergio, il monaco napoletano Benedetto de Episcopis12.

Papa Nicolò V il 28 maggio 1451 ordinò all’abbate Benedetto di versare una pensione annua di 25 ducati al vescovo Antonio Martino di Martirano. L’abbate Benedetto il 23 luglio 1451 fu nominato vescovo di Dragonara, ma conservò la direzione e l’amministrazione dell’abbazia13. Papa Nicolò V nel 1452 dispose che venisse conservata la pensione a favore del vescovo Antonio Martino, già presule di Martirano14.

Il vescovo di Gerace Atanasio Calceopulo per incarico di papa Callisto III visitò il monastero, sito in prossimità del casale, il 23 marzo 1457. Egli non trovò né abbate né monaci, ma solo il procuratore Giovanni de Campagna, che fu chiamato a testimoniare intorno alla situazione locale. Egli dichiarò che l’abbate Benedetto abitava a Napoli e si recava a Molochio solo di tanto in tanto per riscuotere le rendite. Egli era “avarissimo e superbo” e aveva venduto dei terreni del monastero a Giacomo Vicario, ad Amico e Nardo Drago, ad Antonio Yocti, a Nicola Caruso e ad un tale di nome Ragune. Giovanni Campagna era stato amministratore per due anni durante i quali l’abbate commendatario aveva lasciato del denaro per riparare il monastero, ma nel terzo anno non aveva lasciato nulla e aveva affidato l’incarico di procuratore a Giovanni Ferraciso.

Seguì l’interrogatorio dei testimoni don Pietro Glocta e fra Vincenzo. Il primo confermò le accuse contro l’abbate e il secondo dichiarò che l’amministratore Giovanni de Campagna era stato retribuito con 15 ducati l ‘anno. Il sacerdote Leonardo da Viterbo attestò che l’abbate solo raramente recitava l’ufficio e aggiunse che fra le numerose vendite di terreni da lui fatte vi era anche quella di alcune case a Terranova.

Il procuratore Giovanni Ferraciso confermò le accuse precedenti e aggiunse che l’abbate aveva recato tanto danno al monastero e si faceva beffe dell’Ordine di San Basilio dicendo: “Questi monaci portano le barbe come i becchi”.

Giovanni Ferraciso confermò la vendita di alcuni terreni e aggiunse altri particolari sulle cessioni. Nicola Caruso teneva una vigna al quarto del prodotto, ma l’abbate gli aveva concesso la proprietà per 20 tareni e col pagamento annuo di 1 tareno a titolo di censo. Nicola Lagno teneva pure in affitto al quarto una vigna che produceva 6 salme di vino l’anno, ma l’abbate gliela aveva ceduta per denaro e con l’onere di corrispondere ogni anno un rotolo di cera. Il Ragune teneva un terreno con l’obbligo di consegnare 2 tomoli di grano l’anno e l’abbate gli aveva concesso la proprietà per 2 tareni. Battista Ingliso versava 1 tareno l’anno per un pezzo di terra e l’acquistò per 7 tareni. Avevano acquistato pure terreni un tale Scaldaferra e Giovanni Calì. Mastro Andrea di Provenza teneva in affitto a Terranova alcune case e le aveva comprate per 15 tareni. Altre vendite erano state fatte a Giacomo Miscardi, a Nardo Colome e ad un tale Agezino.

Il Visitatore nominò nuovo procuratore l’abbate Macario e dispose che i redditi venissero divisi in tre parti. Una fu assegnata a titolo di beneficio, un’altra agli uomini che lavoravano e abitavano nel monastero e una terza all’abbate Benedetto. Siccome l’abbate Macario era allora associato al Calceopulo nella visita ai monasteri l’incarico di procuratore fu temporaneamente assegnato a Giovanni de Campagna15.

Il 7 luglio 1459, essendosi resa vacante l’abbazia per la morte dell’abbate Rinaldo Bolambrello, fu nominato abbate commendatario il chierico napoletano Nicola de Miraballis16.

Papa Innocenzo VIII il 20 ottobre 1484 nominò abbate commendatario un sacerdote di nome Gabriele17. Il beneficio venne in seguito assegnato al chierico fiorentino Giovanni Marsopio e il 28 novembre 1528 passò all’abbate commendatario cardinale Nicola de Gaddis18.

Nel 1532 era abbate commendatario il cardinale Vincenzo Napolitano e il 27 maggio di quell’anno egli fu esonerato di versare una pensione annua di 120 ducati a beneficio del chierico Prospero Mascambruno di Benevento19. Il 13 novembre 1533 il cardinale Vincenzo Napolitano rinunciò alla commenda riservandosi una pensione di 200 ducati. La commenda fu assegnata al chierico Cesare de Amato di Tropea, il quale il 17 gennaio 1534 fu esonerato dal versamento annuo di 200 ducati a beneficio del cardinale Napolitano20.

Nel 1536 era abbate commendatario Giovanni de Gaddis, chierico della Camera Apostolica. L’11 aprile di quell’anno il chierico fiorentino Giovanni Marsuppini rinunciò alla pensione di 120 ducati, che furono assegnati al chierico Francesco Marsuppini, pure fiorentino21.

Papa Paolo III il 25 febbraio 1542 assegnò la commenda al chierico Cesare de Amato, che l’aveva già ottenuta nel 1533. L’11 marzo dello stesso anno egli dovette trasferire il beneficio al cardinale Pietro Paolo Parisio, ma conservò una pensione annua di 30 ducati22. Il 30 dicembre dello stesso anno il chierico Girolamo Alessio di Catania si obbligò a servire il monastero e gli furono assegnati i frutti già percepiti dal chierico Cesare De Amato23. Il 25 gennaio 1547 fu nominato abbate commendatario il cardinale Giacomo De Saballis24.

Il monastero per ordine di papa Giulio III fu visitato il 22 aprile 1551 da Marcello Terrasina, abbate commendatario di San Pietro d’Arena, e dal monaco Paolo da Cosenza. Egli vi trovò il rettore della chiesa Cesare De Amato, che era stato investito del beneficio il 17 marzo 1547, e due chierici. Visitò pure la grancia di San Nicola di Molochiello, che dipendeva dal monastero, e in essa trovò un cappellano25.

Il cardinale Giacomo De Sabellis rinunciò al beneficio il 17 marzo 1561 e gli succedette nel possesso della commenda il cardinale diacono Alessandro Sforza di Parma26. Egli tenne la commenda fino al 7 luglio 1565 quando fu assegnata al chierico Giovanni Francesco De Amato di Tropea27. Papa Pio V il 14 dicembre 1570 assegnò una pensione annua di 100 ducati sui frutti del monastero al chierico palermitano Benido Galeta28.

In seguito alla morte di Giovanni Francesco De Amato fu nominato abbate commendatario il chierico Cosentino Pompeo Parisio con l’obbligo di versare una pensione annua di 100 ducati a Fabio de Vicenis29.

Il 23 dicembre 1582 fu nominato abbate commendatario il cardinal diacono Giovanni Antonio Facchinetti, patriarca di Gerusalemme30.

Papa Gregorio XIII, poiché la cura delle anime non poteva essere esercitata da un abbate residente a Roma, con una bolla del 19 febbraio 1583 istituì sopra le rendite un annuo beneficio ecclesiastico di 60 ducati per la nomina di un vicario perpetuo, il cui conferimento spettava all’arcivescovo di Reggio31.

Il cardinale Giovanni Antonio Facchinetti il 4 novembre 1589 rinunciò alla commenda a beneficio del nipote Giovanni Antonio Facchinetti De Nuce, chierico bolognese di 14 anni, con l’onere di riservargli 50 ducati l’anno32Papa Clemente VIII il 1° maggio 1592 dispose che il vescovo di Mileto o il suo vicario generale si adoperassero a ricuperare i beni dell’abbazia che erano stati usurpati33.

Dalla Visita pastorale fatta dall’arcivescovo Annibale D’Afflitto nel 1595 si rileva che la chiesa dell’abbazia oltre al titolo di Santa Maria aveva quello della Natività della Madonna. In quell’anno era vicario parrocchiale don Fabio Longo.

Nel 1597 furono elencate le rendite dell’abbazia che comprendevano 100 ducati l’anno ricavati da un mulino, 85 provenienti dalla vendita delle foglie dei gelsi, 60 da censi e 30 da gabelle. Con altri redditi i proventi annuali ascendevano a 600 ducati. Nello stesso anno l’arcivescovo Annibale D’Afflitto impose all’amministratore Anello De Gennaro con la minaccia di 50 ducati di multa e di scomunica di adoperarsi per la costruzione dell’ospedale, per la riparazione del tetto e del pavimento della chiesa e per il restauro della cupola dietro l’altar maggiore34. L’arcivescovo nel 1599 dispose che l’abbate versasse ogni anno 18 ducati per il seminario35.

Dalla quarta visita fatta dallo stesso arcivescovo dal 27 febbraio al 1° marzo del 1610 furono elencate a Molochio quattro chiese con 4 sacerdoti e la popolazione era formata da 161 famiglie con 800 anime; a Molochiello due chiese con un sacerdote, 60 famiglie e 165 anime36.

Nel 1610 era abbate commendatario il cardinale Scipione Borghese. Nel mese di gennaio del 1612 morì il vicario don Fabio Longo e gli succedette don Marco Antonio Romano37.

Il cardinale Scipione Borghese rinunciò alla commenda nel 1616 e il 10 maggio dello stesso anno essa fu assegnata al cardinale Roberto Ubaldini38 . Papa Urbano VIII il 22 febbraio 1624 dispose che il cardinale Ubaldini corrispondesse 1.500 ducati l’anno al vescovo di Mileto fino 31 agosto 1629. La somma doveva essere detratta dal beneficio di Santa Maria de Merula e da quello dell’abbazia di San Filareto di Seminara39.

Nel 1635 fu nominato abbate commendatario il cardinale Marzio Ginetti40. Papa Innocenzo X il 15 marzo 1649 ordinò all’arcivescovo di Reggio e ai vescovi di Oppido e di Mileto di occuparsi affinché venissero restituiti al cardinale Ginetti i paramenti sacri, i calici, le croci e i vasi d’oro e d’argento di proprietà dell’abbazia, sottratti e tenuti abusivamente da privati41.

Il 1° aprile 1659 fu nominato vicario parrocchiale don Giovanni Battista Scarpari in seguito alla morte di don Domenico Cosentino42.

Il vescovo di Oppido Diano Parisio nel 1672 fece ricorso alla Sacra Congregazione dei Riti per chiedere se fosse lecito all’arcivescovo di Reggio Matteo Di Gennaro portare la mozzetta e impartire la benedizione quando attraversava il territorio della sua diocesi per recarsi a Molochio. La Sacra Congregazione il 3 dicembre dello stesso anno emise una sentenza a favore dell’arcivescovo43.

Dopo la morte del cardinale Ginetti, avvenuta nel 1694, fu nominato abbate commendatario il sacerdote napoletano Nicola Caracciolo44.

Tra i religiosi nati a Molochio vi fu padre Domenico da Molochio dell’Ordine francescano dei Minori. Egli diede esempio di santità di vita, di eroica pazienza, di carità e di angelica purezza. Morì nell’anno 1555 con gran fama di Santità45. Nel sec. XVII vissero lo storico Pietro Gualtieri46 e don Paolo Antonio Caruso, sacerdote di ottimi costumi e dotto moralista47. Il padre Eustochio da Molochio, pure dei Minori, nel 1571 fu eletto provinciale della Sicilia e padre Girolamo da Molochio dello stesso Ordine fu provinciale della Calabria dal 1717 al 172148.

Con bolla pontificia del 5 maggio 1771 il beneficio di Santa Maria de Merula fu assegnato all’arcivescovo di Reggio Calabria Alberto Maria Capobianco con l’onere di nominare un arciprete e di assegnargli la congrua annua di 180 ducati. Il beneficio fu in seguito trasferito al seminario. Primo arciprete fu don Francesco Vernì, al quale fu imposto di provvedere al mantenimento del vicario parrocchiale.

Si chiuse così dopo sei secoli la storia dell’abbazia che aveva dato origine al paese e che era stata soggetta a varie vicende spirituali ed amministrative dopo la partenza dei monaci avvenuta agli inizi del sec. XV.

Prosegue l’appartenenza della parrocchia di Santa Maria de Merula alla diocesi metropolitana di Reggio Calabria per altri 160 anni fino al 1927 (Ndc).


1.Nota ⇑N. Ferrante, Il monastero ‘basiliano’ di S. Maria di Merula in Molochio nelle Visite pastorali degli arcivescovi reggini, in Historica, n. 1 (1981), pp. 39 – 46. “Merula è il merlo che le buone popolazioni rurali del 1300-400 hanno messo nelle mani della sacra immagine. L’uccello che vive nei boschi tra gli arbusti e le siepi è gradevole per il suo canto variamente modulato e armonioso ed è utile perché distrugge insetti e larve di cui si nutre” (pag. 39).
2.Nota ⇑N. Ferrante op. cit. pag. 40 “I monaci infatti costruivano i loro cenobi lontano dai centri abitati. Le popolazioni rurali accorrevano attorno ai monasteri e spesso vi ponevano la loro dimora. Molti paesi sono sorti così in Calabria nel Medioevo”.
3.Nota ⇑N. Ferrante op. cit. pag. 40: “Il monastero appare abbastanza florido economicamente, nelle decime del 1275-1327. Gli effetti deleteri della guerra del Vespro hanno inciso solo in piccola parte sulla vita economica del monastero. Purtroppo, non sappiamo nulla della sua situazione spirituale e culturale. Essa dovette essere, come per gli altri monasteri di quel tempo, ancora fiorente”.
4.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. I, Roma 1974, doc. n. 1121, pag. 172. N. Ferrante, op. cit. pag. 40: “Se si considera che un’oncia era di 27 e 1/5 grammi d’oro, mentre il tarì era di poco meno di un grammo d’oro, si vede come le rendite del monastero erano abbastanza considerevoli per i tempi”.
5.Nota ⇑D. Vendola, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII – XIV. Apulia, Lucania, Calabria, Città del Vaticano 1939, pag. 274.
6.Nota ⇑ F. Russo. Storia della Archidiocesi di Reggio Calabria, vol. I, Napoli 1961. “…l’Arcivescovo di Reggio aveva giurisdizione anche su Molochio, in territorio di Oppido, e su Ioppolo, in quello di Nicotera. Molochio aveva due monasteri greci, detti di S. Nicola e di S. Maria de Merola, questo aveva quattro monasteri alla dipendenza, più la giurisdizione sui villaggi di Coccorino, Coccorillo, Molochio e Molochillo.” pag. 279. Ndc: Coccorino e Coccorillo (Coccorinello) sono suggestive località turistiche nel Comune di Joppolo in provincia di Vibo Valentia.
7.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. I, Roma 1974, doc. n. 6118, pag. 377.
8.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. I, doc. n. 7114 – 7115, pag. 451.
9.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, Roma 1975, doc. n. 8419, pag. 71. N. Ferrante op.cit. “…Lo stesso, il 21 febbraio 1369, è innalzato ad archimandrita di S. Maria di Terreti, per la morte di Barlaam (7849) (Ndc rif. al Regesto). Sono piccole annotazioni che ci fanno intravedere una vita spirituale e culturale vivace e ricca.” pag. 40 nota 4.
10.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 9187, pag. 138. Ndc: Berardo Caracciolo sarà dal 1425 al 1452, anno del decesso, Arcivescovo di Cosenza nota 89 doc. 10616, pag. 267. N. Ferrante op.cit. pag. 40: “Quasi non bastassero le calamità naturali e le guerre, il 14 maggio 1408, si inaugura la nefasta, vorace commenda.”

11.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 10110, pag. 220. N. Ferrante op. cit. pag. 41: “Agli inizi del 1400, sappiamo, dunque, che Molochio era parrocchia e costituiva col monastero un’unica comunità, anche se con vita e compiti diversi”.
12.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 10616, pag. 267.
13.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n.11213, 11223, 11224, 11225, pagg. 325, 326. F. Russo. Storia della Archidiocesi di Reggio Calabria, vol. I, Napoli 1961. “Benedetto, abate di S. Maria di Molochio, fu promosso vescovo di Isola (Capo Rizzuto Ndc) il 23 luglio del 1451 e fu trasferito a Dragonaria, prima ancora di prenderne possesso” pag. 377.
14.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 11292, pag. 334.
15.Nota ⇑ M. H Laurent – A. Guillou. Le “Liber Visitationis” d’Athanase Chalkeopoulos (1457 – 1458). Città del Vaticano 1960,
pp. 95 – 98. Ndc: occorre segnalare, come è riportato a pag. 247 dello stesso testo, che già Il 1° marzo 1449, papa Nicolò V aveva dato incarico all’archimandrita de S. Maria di Terreti di verificare se corrispondesse al vero che il de Episcopis avesse dilapidato molti beni del monastero di Santa Maria di Molochio la cui rendita annua era stimata in 30 once d’oro. In tal caso sostituirlo nominando abbate del monastero di Molochio Romano di Gerace monaco del monastero di Grottaferrata.
16.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 11586,11588, pag. 364.
17.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 12889, pag. 493.
18.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 16681,16686 pag. 372.
19.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 17101, pagg. 413 – 414.
20.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 17248, pag. 428 e 17263, pag. 429.
21.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II, doc. n. 17646, pag. 470.
22.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. IV, Roma 1978, doc. n. 18503, pag. 73; 18516, pag. 74; 18576, pag. 80.
23.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. IV, doc. n. 18657, pag. 89.
24.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. IV, doc. n. 19202, pag. 146.
25.Nota ⇑M. H Laurent – A. Guillou. Le “Liber Visitationis” pag. 295.
26.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. IV, doc. n. 20930, pag. 332.
27.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. IV, doc. n. 21442, pag. 384.
28.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. IV, doc. n. 22312, pagg. 469 – 470.
29.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. IV, doc. n. 22346, pag. 473; 22362 pag. 475.
30.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. V, Roma 1979 doc. n. 23451, pag. 89.
31.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. V, Roma 1979 doc. n. 23525, pag. 95. Il 15 maggio 1583 lo stesso papa Gregorio XIII nomina, su designazione dell’arcivescovo di Reggio Calabria Gaspare dal Fosso: “Fabio Longo, portionario matricis ecclesiae Molochii Superioris”.
32.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. V, Roma 1979 doc. n. 24125, pag. 156; 24134, pag. 157.
33.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. V, Roma 1979 doc. n. 24348B, pag. 178.
34.Nota ⇑ASDRCB. Visita pastorale Annibale D’Afflitto, 14 novembre 1595, fol. 390; 14 dicembre 1597, fol. 519, 531 – 533.
35.Nota ⇑ASDRCB. Visita Annibale D’Afflitto al seminario, 1° giugno 1599, fol. 860.
36.Nota ⇑ASDRCB. Visita pastorale Annibale D’Afflitto 1610, fol. 84 e fol. 86.
37.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. V, doc. n. 27036, pag. 418. Ndc. Da V. Tropeano, L’Arcivescovo Giuseppe Palermo da Molochio, in Calabria letteraria – artistica – turistica. Anno XXVII, nn. 10-11-12, 1979, pp. 62-63. Il 31 dicembre 1612 nasce a Molochio Giuseppe Palermo primogenito di cinque figli da Pietro e Perna Caruso che il 2 dicembre 1658 diviene vescovo di Conversano e, poi, il 1° settembre 1670 arcivescovo di Santa Severina. Nell’agosto del 1663 fonda a Molochio la chiesa collegiata di “S. Giuseppe di Regina Coeli” ed il 17 novembre 1673 istituisce la collegiata di San Giuseppe.
38.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. V, doc. n. 27749, pag. 480.
39.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. VI, Roma 1982, doc. n. 28923, pag. 94.
40.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. VI, Roma 1982, doc. n. 31978, pag. 361. Ndc. Il cardinale Marzio Ginetti abbate commendatario dell’abbazia di Santa Maria de Merula ci offre un aspetto positivo della commenda dimostrando che anche se distante comunque in qualche modo in contatto col suo beneficio non può non conoscere i frutti del territorio. I tempi e le difficoltà di comunicazione non impediscono all’autorevole cardinale di sapere del giovane Palermo e di chiamarlo a Roma come suo Uditore e segretario; esperienza che portò presto all’elevazione del giovane chierico molochiese a vescovo prima ed arcivescovo dopo.
41.Nota ⇑ F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. VII, Roma 1983, doc. n. 35689, pag. 201.
42.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. VII, doc. n. 38632, pag. 455. (Ndc. Nel Regesto è scritto Cascenvini chiaramente refuso di scrittura di Cosentino).
43.Nota ⇑ ASDRCB. Bollario 1759 – 1794.
44.Nota ⇑F. Russo. Regesto Vaticano per la Calabria, vol. IX, Roma 1985, doc. n. 47014, pag. 224.
45.Nota ⇑D. Fiore. La Calabria illustrata, vol. II. Napoli 1691 pag. 138.
46.Nota ⇑ Pietro Gualtieri scrisse Chronicon sive historia Calabriae, ma del libro si conosce solo il titolo.
47.Nota ⇑Paulo Antonio De Carusis Molochiense, De obligatione denunciandi confessarios in confessione sollicitantes ex vi multarum Apostolicarum Constitutionum. Molochii 17. Novembr. 1729 – Messanae typ. Chiaramonte & Provenzano 1730.
48.Nota ⇑L. Wadding, Annales Ordinis Fratrum Minorum, vol. XIX. Roma 1731 pp. 350 – 352.