I Contadini soldato di Molochio decorati al valore militare

medaglie al valore
Con Angelo Cosmano otto molochiesi insigniti con alte onorificenze nei conflitti del primo Novecento
di Paolo Cosmano

«Se vuoi essere universale parla del tuo villaggio».

Nikolaevic Tolstoj

A Molochio, cittadina reggina dell’Aspromonte nordoccidentale, se si parla di medaglia al valor militare, il pensiero richiama Angelo Cosmano, il maresciallo che nella prima guerra mondiale, il 10 giugno 1916, sul monte Lemerle compie atti di eroismo in difesa di Bassano del Grappa e di Vicenza.

Angelo Cosmano è ormai personalità molto nota: i biografi e gli studiosi che se ne sono occupati hanno tracciato un profilo piuttosto completo dell’uomo e del soldato1. Ci limiteremo, pertanto, a evidenziare alcune particolarità poco conosciute, caratterizzanti la figura del maresciallo Cosmano.

Settimo figlio dei contadini Giuseppe e Caterina Nicotera, Angelo Carmine Cosmano nasce a Molochio il primo giorno di marzo del 18782. Nel 1899, all’età di 21, anni è chiamato alle armi. Nel mese di ottobre dello stesso anno, dichiara la propria disponibilità ad essere trasferito in Eritrea, dove rimarrà per quasi tredici anni. Durante questo lungo periodo, raggiunge il grado di maresciallo ordinario e impara a parlare correntemente l’amharico, la lingua dell’Etiopia centrosettentrionale. Per questa sua particolare competenza è chiamato spesso dal Comando italiano delle truppe indigene a svolgere funzioni di mediatore linguistico.

Nel gennaio del 1912 parte alla volta della Tripolitania, dove è in corso la guerra italo-turca. Combatte a Gargaresh, presso Tripoli, e a Bir el Turk. Nel fatto d’arme di Zanzur3 dell’8 giugno 1912 gli viene conferita una medaglia d’argento, per aver portato in salvo in pieno combattimento un sottufficiale e alcuni soldati gravemente feriti. Terminata la campagna libica, rientra in Italia con il grado di maresciallo capo.

Dopo il 24 maggio 1915 e la dichiarazione di guerra all’Austria, Angelo Cosmano è inviato al fronte, sull’Isonzo.

Nel mese di settembre rimane ferito sul monte Kuk. Le capacità di comando e ardimento dimostrate in quella difficile circostanza gli valgono la proposta per una seconda medaglia d’argento, tramutata nella promozione a maresciallo maggiore per merito di guerra.

Il grande coraggio poi e la temerarietà con cui interpreta il suo essere soldato e combattente lo portano a meritare la più alta delle decorazioni al valor militare nella tarda primavera del 1916, durante l’imponente offensiva austriaca in Trentino. Sul punto, così: «Durante l’offensiva austriaca nel Trentino, la mattina del 10 giugno 1916, una intera divisione austriaca attacca le posizioni del Monte Lemerle, tenute dal 44° reggimento; sulla destra della cima il maresciallo Cosmano con mezza sezione di mitragliatrici, appostatosi fra le rocce, prende di mira le truppe austriache, bloccandone l’avanzata. Tuttavia si accorge che queste (…) divengono sempre più numerose e continuano a manovrare, tentando di prendere la posizione italiana sul rovescio, mentre il tiro delle batterie austriache colpisce ripetutamente delle unità del 44°. Premuti sempre più da vicino, mantiene saldo il suo posto, manovrando l’arma e schierando tutti i soldati di cui dispone armati di moschetto e di pistola. Invitato ripetutamente ad arrendersi continua a combattere col suo manipolo e costringe il nemico ripiegare. Cosmano, che da cinque ore sta mantenendo la posizione, è sfinito e con lui gli uomini che lo affiancano. Lo salva il calar della notte che consiglia gli austriaci a sospendere l’azione. Verso le venti giungono truppe di rinforzo a dare il cambio a Cosmano e ai pochi superstiti e a rinsaldare la posizione4».

Il 23 giugno 1916, Angelo Cosmano è insignito sul campo della medaglia d’oro al valore militare con questa motivazione: «Comandante di una mezza sezione di mitragliatrici, seppe, col solo suo fuoco, arrestare ingenti forze nemiche che l’accerchiavano. Per cinque ore, con un manipolo di valorosi, fronteggiò la situazione contro un nemico soverchiante, compiendo prodigi di eroismo e di destrezza, mostrando sprezzo della morte e tenacia insuperabile. Monte Lemerle, 10 giugno 1916»5.

Finita la Guerra, nel mese di giugno del 1919, il Maresciallo è trasferito al 20o Reggimento Fanteria di Reggio Calabria, dove rimarrà in servizio attivo fino al suo collocamento a riposo6.

Per le numerose onorificenze e i pubblici riconoscimenti anche di ordine internazionale di cui è stato insignito, è definito il sottufficiale più decorato d’Italia. La Domenica del Corriere del 30 giugno 1918, ne offre un dettagliato resoconto in un articolo non firmato, intitolato appunto “Il sottufficiale più decorato”. Scrive l’autorevole periodico milanese: «Il maresciallo più decorato dell’Esercito Italiano è Angelo Cosmano da Molochio (Reggio Calabria). Oltre la medaglia d’oro meritata durante l’offensiva austriaca nel Trentino ha: «Medaglia di Argento al valore militare; Stella d’oro con spade Karageorge, sormontata da corona Reale, concessa dal Reggente di Serbia; Medaglia d’argento concessa da S. Maestà Britannica, per condotta distinta in guerra; Croce di Cavaliere della Corona d’Italia, concessagli per determinazione Sovrana; Croce di argento per anzianità di servizio; Medaglie delle Campagne d’Africa; Medaglia della guerra Italo-Turca.

Il Cosmano ha preso parte a 12 combattimenti e sarà fra poco insignito della Croce al Merito di Guerra. Ebbe dal Comitato delle Dame italiane della Croce Rossa del Plata una grande medaglia d’oro, per il valore spiegato in guerra. L’associazione Premio al Valore di Milano gli concesse lire 1000 a titolo di premio».

Per ricordare Angelo Cosmano, Reggio Calabria intitola al suo nome un rione della Città e una via cittadina gli dedicano Locri e Cittanova. Sul finire degli anni ’40, periodo di sapiente ricostruzione e di palingenesi urbanistica della natia Molochio, l’amministrazione municipale dedica all’illustre concittadino una via e la scuola elementare, all’interno della quale colloca un suo busto in gesso con la scritta: Di ‘cca non si passa, frase che il Maresciallo avrebbe pronunciato e inciso su un masso nel corso della battaglia del Lemerle.

Angelo Cosmano è annoverato tra gli eroi del Risorgimento per quanto ha saputo dare alla causa italiana nel corso della Prima Guerra Mondiale, il conflitto che conclude il cammino risorgimentale del nostro Paese. Il Museo Centrale del Risorgimento, presso il Vittoriano, conserva un disegno a matita del volto del Maresciallo visto di profilo. L’opera, datata novembre 1921, è del pittore Ludovico Lambertini7.

Resta da dire che a Molochio, il suo ricordo, divenuto pensiero sociale e valore condiviso, si traduce in un solido connotato identitario e in un simbolo che rinvigorisce e accresce il senso d’appartenenza8.

Angelo Cosmano, insignito delle più alte onorificenze militari, non è il solo molochiese ad aver meritato medaglie al valore. Nel corso delle vicende belliche che tra il 1911-12 (guerra di Libia) e il 1915-18 (Grande Guerra) coinvolgono l’Italia, infatti, altri sei giovani contadini costretti alla guerra si distinguono sui campi di battaglia, guadagnandosi pubbliche benemerenze e speciali riconoscimenti al valore. Sono: Domenico Zito, Francesco Cuzzocrea, Salvatore Cosmano, Antonino Dunia, Giuseppe Zito e Rocco Siciliano. E’quanto emerge dalle fonti documentarie scritte custodite nei pubblici archivi9.

Nel 2015 è stato celebrato il centenario dello scoppio della Grande Guerra. Molteplici e diverse sono state le iniziative europee pensate e organizzate da musei, enti e istituzioni, allo scopo di ricordare quell’evento che coinvolse e sconvolse il mondo intero. Aprire una finestra per far luce sul valoroso contributo offerto da un manipolo di giovani combattenti provenienti da un lembo di terra calabrese, popolato nel 1915 da poco più di 4.000 anime, è uno dei tanti modi possibili per commemorare quel conflitto così sconvolgente.

Raccontiamo, innanzitutto, di Domenico Zito10, soldato in terra di Libia, insignito di medaglia di bronzo al valore, per essersi distinto durante la battaglia combattuta il 3 marzo 1912 a Derna, città della Cirenaica orientale. A tramandarcelo sono una delibera del Consiglio comunale di Molochio indirizzata al prefetto11 e un atto scritto rilasciatoci dal Servizio Onorificenze e Beneficenze del ministero della Difesa italiano. Il documento del ministero certifica così il motivo per il quale è stata concessa a Domenico Zito, soldato del 26° reggimento fanteria, l’onorificenza militare: «In difficili condizioni di combattimento, dava prova esemplare di coraggio e noncuranza del pericolo, esponendosi continuamente al fuoco per ben disimpegnare le mansioni di servente alla mitragliatrice. Derna, 3 marzo 1912»12

Poiché l’avvenimento è ritenuto dagli amministratori comunali del tempo di notevole rilievo morale e patriottico, il comune di Molochio, sollecitato anche dalle autorità militari di Catanzaro e Reggio Calabria, vuole che la medaglia sia consegnata al soldato Zito l’otto giugno 1913 in forma pubblica, nel corso di una solenne cerimonia appositamente predisposta13.

Il Consiglio unanimemente delibera di costituire un fondo fuori bilancio a disposizione del Sindaco dell’importo di 400 lire14, per l’intervento di una banda musicale, il lancio di fuochi d’artificio, l’acquisto di «Vermut e di paste dolci da  offrire al medagliato, al Suo Ufficiale, alla scolaresca, alla società Cooperativa ed ai notabili del luogo che saranno tutti invitati ad intervenire alla cerimonia per dare quell’entusiasmo necessario e che verrà a moltiplicare sempre più il sentimento di eroismo e di Amore pel Re e per la Patria15».

Le altre cinque decorazioni sono conferite ad altrettanti giovani soldati molochiesi, in seguito a fatti d’armi avvenuti nel corso della Prima Guerra Mondiale. Giuseppe Vito Zito è il primo in ordine di data a essere insignito della medaglia di bronzo al valore. Giuseppe nasce a Molochio il 29 marzo 1896, da Angela Miceli e da Giosofatto Zito. Chiamato a prestare servizio militare nelle forze armate italiane quale caporale del 220° Reggimento Fanteria, 9 ª Compagnia, gli viene assegnato il numero di Matricola 2175. Il 19 marzo 1916 raggiunge la zona di guerra e nell’agosto 1917 partecipa all’occupazione dell’altopiano della Bainsizza, teatro di una delle più terrificanti battaglie della Grande Guerra, combattuta dal 17 agosto al 12 settembre 191716. In quella battaglia, che porterà alla conquista dell’Altopiano da parte italiana, Giuseppe Zito si fa notare per audacia e determinazione, meritandosi la decorazione al valore perché: «Mentre truppe la linea respingevano valorosamente un ritorno offensivo del nemico, concorse all’azione con grande energia e singolare ardimento. Ferito non abbandonava il proprio posto se non dopo essersi assicurato che il nemico era stato completamente respinto. Altipiano di Bainsizza, 8 Ottobre 1917».

Il 26 dicembre 1917, Giuseppe Zito è trasferito in Albania, dove partecipa a varie operazioni militari svoltesi nei mesi di luglio, agosto e settembre del 1918. Dall’Albania gli viene ordinato di spostarsi in Libia, rimanendovi fino al mese di dicembre del 1919. Il 6 maggio 1919, il Comando del distretto militare di Reggio Calabria gli concede una Croce al Merito di Guerra17.

La medaglia di bronzo al valor militare è conferita anche al soldato Rocco Siciliano fu Domenico, perché il 21giugno 1918, nella battaglia del Basso Piave, territorio del Veneto Orientale in prossimità della Laguna, «Durante le operazioni di avanzata, sprezzante del pericolo, dava bella prova di coraggio, assumendo o riferendo utili informazioni sul nemico e catturando duo mitragliatrici».

Le operazioni cui fa cenno la motivazione che accompagna la decorazione assegnata a Rocco Siciliano sono parte della Grande Battaglia del Solstizio o Battaglia del Piave; battaglia che si accende la notte del 15 giugno e si protrae senza interruzioni per nove giorni, fino al ventitré dello stesso mese18.

La grande offensiva sferrata dagli austro-ungarici parte principalmente   dagli   altopiani di Asiago e del monte Grappa, con l’obiettivo di giungere sul Piave alle spalle delle difese italiane, attraverso la piana di Vicenza. È la più sanguinosa battaglia della Grande Guerra, in cui gli austro-ungarici impiegano anche il gas. Il successo italiano sugli austriaci riportato nella battaglia del Solstizio, segna l’inizio della fine della Prima Guerra Mondiale. Da quella data, infatti, trascorreranno solo quattro mesi prima della vittoria finale dell’Italia a Vittorio Veneto.

Sul Grappa, tra il 16 e il 18 giugno, i contrattacchi degli italiani ricacciano il nemico dalle posizioni appena conquistate. Il Comando Supremo loda e rende omaggio all’eroico comportamento dell’Armata del Grappa attraverso il Bollettino di guerra del 18 giugno 1918, affermando che «ciascun soldato, difendendo il Grappa, sentì che ogni palmo del monte era sacro alla patria». Come testimonianza e riconoscimento solenne del valore mostrato dai combattenti, 640 saldati che parteciparono alla grande battaglia difensiva del Grappa saranno insigniti della medaglia al valor militare. Tra questi figurano i molochiesi Francesco Cuzzocrea fu Vincenzo, Dunia Antonino fu Giovanbattista e il caporal maggiore Cosmano Salvatore di Giuseppe, tutti combattenti del fronte del Grappa, decorati con medaglia d’argento.

La Battaglia del Solstizio che si combatte su difficile terreno del colle del Montello, località del Veneto all’interno dei limiti amministrativi della provincia di Treviso, è particolarmente aspra e si sussegue senza tregua dal 15 al 23 giugno. Il Bollettino di guerra del 23 giugno comunica che «sul Montello e sul Piave le fanterie, mantenendo ovunque forte pressione sul nemico, eseguirono con successo piccoli colpi di mano e azioni di pattuglie».

Francesco Cuzzocrea fu Vincenzo, soldato semplice, si distingue per audacia proprio nella battaglia difensiva del Montello. Protagonista solitario di uno di quei piccoli colpi di mano condotti con successo di cui parla il Bollettino, il 16 giugno 1918 è insignito della medaglia d’argento perché «Spingendosi con somma audacia, solo, oltre la linea avversaria, con coraggio esemplare disarmava o catturava due soldati nemici». 

Il soldato semplice Antonino Dunia fu Giovanbattista combatte la battaglia difensiva del Solstizio sul Monte Asolone, contrafforte del Grappa. Volontario di una pattuglia incaricata di portare a termine una rischiosa operazione di tallonamento conclusasi con pieno successo, il 24 giugno 1918 gli viene concessa la medaglia d’argento con la seguente motivazione: «Offertosi di far parte di una squadra d’inseguimento si spingeva oltre lo linee nemiche allora conquistate, e, con pochi altri uomini impegnò una fiera lotta con gli avversari, facendone trenta prigionieri». 

Salvatore Giuseppe Cosmano, fratello minore del maresciallo Angelo Cosmano e ottavo figlio dei contadini Giuseppe e Nicotera Caterina, nasce a Molochio il primo gennaio 1881. Di lui, oltre le scarne notizie anagrafiche appena riportate, tratte dai registri della popolazione di Molochio, non sappiamo altro.

Pochi giorni prima che gli austro-ungarici scatenassero l’offensiva del Solstizio, il 10 giugno 1918, sul Monte Pertica, località Osteria del Forcelletto nelle vicinanze del Grappa, con altri pochi coraggiosi, si offre volontario per una pericolosa operazione militare. Il particolare coraggio, la fermezza e la determinazione dimostrati nel corso di quella difficile azione gli valgono la medaglia d’argento che il Comando gli assegna corredata dalla seguente motivazione: «Costante esempio ai compagni di elevato sentimento del dovere e sprezzo del pericolo animato dal più spiccato spirito avversivo, si offriva volontario per far parte di una pattuglia incaricata di una azione ardita. Uscito con la pattuglia, si portò primo presso la posizione nemica ed impegnato combattimento, fu ammirabile por fermezza e coraggio. Ad azione compiuta rientrò per ultimo nelle nostre linee, trascinando seco un compagno ferito, e saputo che altri due commilitoni caduti erano rimasti sul luogo del combattimento, si offriva nuovamente per andarli a rintracciare ad onta dell’evidente pericolo».

Lo stringato linguaggio burocratico-militare, oltre al coraggio e alla determinazione, lascia scorgere i sentimenti di altruismo e di umana pietà che animano l’azione di Salvatore Cosmano in quel terribile frangente.

Scrivere di loro, di questi giovani contadini-soldato, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente a far uscire dal secolare oblio della memoria i loro nomi e le coraggiose azioni che li videro protagonisti. Sarebbe importante, perciò, che il loro ricordo si traducesse in una testimonianza oggettiva, capace di costituire, direbbe Jacques Le Goff, un tangibile «lascito alla memoria collettiva19» delle future generazioni. Perché i simboli rievocativi svolgono un ruolo di primaria importanza nel processo di costruzione e consolidamento del ricordo sociale e dell’identità locale, della quale la memoria storica è l’indispensabile presupposto. Il ricordo, afferma il sociologo Franco Ferrarotti, «E’ resistenza come fedeltà all’origine, riscoperta e rivalutazione delle radici, riattualizzazione del passato, percepito e compreso come depositario di semi che devono ancora dare frutto, ossia del passato come futuro20».

Per una comunità che tuttora fatica a riconoscersi, a rendere descrivibili le proprie caratteristiche identitarie, connotata da una debole rete di appartenenze, ricordare è ricerca e riscoperta di sé, del proprio presente, della propria identità; è premessa e condizione ineludibile per rinnovate speranze e per nuovi orizzonti di sviluppo civile, culturale e sociale.

Tra i decorati al valore militare di Molochio è doveroso ricordare il capitano Carmelo Alessio, giovane di ben altra estrazione sociale rispetto ai contadini-soldato sopra richiamati. Il capitano Alessio viene insignito della medaglia d’argento per fatti di guerra accaduti in epoca successiva al Primo Conflitto Mondiale. Figlio dell’onorevole Giovanni Alessio, promettente avvocato, volontario di Libia, muore in battaglia nel 1936. Il 16 aprile 1956, l’amministrazione comunale di Molochio, con specifico atto deliberativo, dedica al capitano Alessio la piazza del Monumento ai Caduti. La motivazione, proposta dal sindaco Salvatore Alessio, non priva di enfasi retorica, recita: «Un giorno, nel pensare al monumento ai Caduti, subimmo, rude e possente un effetto d’associazione psicologica. Nell’orrendo urlo della battaglia vedemmo stroncata la vita di un Giovane, che l’avversa e tragica ora piegò al fatal destino. Fu lampo all’ideale; e quel giorno stesso meditando sul Monumento pensammo di farne intitolare la Piazza al nome caro e glorioso del Soldato caduto Carmelo Alessio, Capitano d’artiglieria, volontario di guerra, medaglia d’argento al valor militare, avvocato elettissimo, ricco d’ingegno e di stima, innamorato, quanti altri mai, della sua Molochio». Cfr. Archivio Comune di Molochio, Delibere consiliari, anno 1956.


Note e riferimenti bibliografici

1.Nota ⇑ Si vedano in particolare: M. Galbiati e G, Seccia, Dizionario biografico della Grande Guerra, Vol. 1, Nordpress, Chiari Bs, 2009.  Paolo Cosmano, Angelo Cosmano, eroe della Grande Guerra, in “Corriere della Piana”, n. 23, luglio 2014; Domenico Cambareri, Il Maresciallo Cosmano che ha messo in fuga le truppe del Generale Conrad von Hotzendorf, in “Calabria Sconosciuta”, Gennaio-Marzo 2015, n. 145. Medaglie d’oro al valore militare della Grande Guerra. 2009.
2.Nota ⇑ Archivio comunale Molochio, Registri della popolazione.
3.Nota ⇑ L’oasi di Zanzur, grande campo nemico fortificato a ovest di Tripoli dove l’esercito turco-arabo aveva radunato circa 10.000 uomini. Cfr. La Domenica del Corriere, Massacro a Zanzur, Anno XIV, 18-30 giugno 1912.
4.Nota ⇑M. Galbiati e G. Seccia, Dizionario, op. cit., pp. 269-270
5.Nota ⇑ www.Quirinale.it/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=122995
6.Nota ⇑ Angelo Cosmano, Collocato a riposo per raggiunti limiti di età nel febbraio del 1938, morirà il 24 novembre 1940
7.Nota ⇑ Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Sezione Iconografica, Ritratti. I Disegni sono contenuti in un album di cuoio intitolato “Eroi MCMXV-MCMXIX”; disegno: Maresciallo Maggiore Mitraglieri, Cosmano Angelo
8.Nota ⇑ Ringrazio l’amico Salvatore Raco, archivista del comune di Molochio, per la preziosa collaborazione nella ricerca di diversi documenti qui citati.
9.Nota ⇑ Archivio Comune di Molochio (ACM), Carte diverse, Medaglie al valor militare 1915-1919; Archivio di Stato di Reggio Calabria (ASRC), Inventario 24/II, Busta 133, fascicolo 1.
10.Nota ⇑ Domenico Pasquale Zito nasce a Molochio il 2 dicembre 1890 da Maria Siciliano, di professione filatrice, e da Giuseppe Zito, bracciante. Cfr. Archivio Comune di Molochio, Registri della popolazione.
11.Nota ⇑ ASRC, Inventario 24/II cit.
12.Nota ⇑ Ministero della Difesa, Servizio Onorificenze e Beneficenze, Registro 43 Grazie e concessioni, Foglio 158.
13.Nota ⇑ Annota la delibera comunale: «Un nostro concittadino degno italiano e degno soldato, il giovine Zito Domenico di Giuseppe, umile contadino, per quanto attivo e coraggioso si distinse nell’impresa della grande conquista Libica tanto da meritare la medaglia al Valore per la Battaglia di Derna del 3 marzo 1912. Il caso speciale che costituisce soddisfazione ed orgoglio pel paese che in mezzo alla molteplicità degli eroi caduti da prodi sui campi di battaglia (…) ha l’onore di annoverare un suo Conterraneo cui S.M. il Re ha concesso la meritata onorificenza, non deve passare inosservato».
14.Nota ⇑ Ivi.
15.Nota ⇑ ASRC, Inventario 24/II, cit.
16.Nota ⇑ Sulla Battaglia della Bainsizza, altopiano a nord-est di Gorizia, si rinvia a Caviglia Enrico, La battaglia della Bainsizza, Mondadori, Milano 1930.
17.Nota ⇑ Tornato a Molochio, Giuseppe Zito risiederà nella sua casa di via Onorevole De Nava. Cfr. ACM), Anagrafe e Registri della popolazione.
18.Nota ⇑ Sulla battaglia del Solstizio si veda Stefano Gambarotto e Roberto Dal Bo, Fino all’ultimo sangue: sulle rive del Piave alla Battaglia del Solstizio con il tenente Vincenzo Acquaviva, Istrit, Treviso 2008.
19.Nota ⇑ J. Le Goff, Storia e memoria, Einaudi, Torino 1982, p. 443.
20.Nota ⇑ Franco Ferrarotti, L’ Italia tra storia e memoria: appartenenza e identità, Donzelli, Roma 1997.