Giovanni Alessio, da “principe del Foro di Palmi” a deputato

giovanni alessio
La vita e l’ascesa politica dell’illustre molochiese, scandita da una cocente sconfitta

di Paolo Cosmano

Nel periodo a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento a Molochio, a Palmi e nella Calabria reggina spicca la figura di Giovanni Alessio, famoso e rinomato penalista del foro di Palmi, giurista, uomo politico di fede liberale e deputato al Parlamento dal 1907 al 1913.

Di famiglia benestante, appartenente all’alta borghesia agraria e delle professioni di Molochio, nasce a Varapodio il 5 ottobre 1862 da Caterina Alessio e dal dottor Vincenzgiovanni alessioo. All’età di 24 anni (1886) consegue la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Napoli e nel 1888, a soli 26 anni, pubblica a Napoli, per l’editore Jovene, il volume “La revocazione delle sentenze civili”.

Intraprende la professione forense ed elegge Palmi quale città di adozione. Opererà in quel tribunale rivelandosi oratore elegante, maestro nelle discipline civili e formidabile penalista. La sua fama, affidata al suo valore di avvocato, è alimentata dalla sua fascinosa e ineguagliabile eloquenza, tanto da essere considerato il “principe di quel foro”. A quel tempo, scrive Gaetano Sardiello, «il foro di Palmi, ricco di autentici campioni, ebbe ai suoi vertici», assieme a Gabriele Fimmanò, Giovanni Alessio. Nel mondo forense di Cosenza, Catanzaro e Reggio, ricorda poi Vincenzo Panuccio, il nome di Alessio e quello di pochi altri avvocati calabresi «risuonavano in un alone di rispetto e di ammirazione».

Scrive per la rivista quindicinale “L’Eco degli Esattori e Tesorieri Comunali”: un periodico di settore fondato nel 1894 a Terranova Sappo Minulio e diretto dal segretario comunale Agostino Germanò; Alessio ne è il condirettore, assieme all’avvocato Gabriele Fimmanò di Sant’Eufemia d’Aspromonte.

Collabora al “Metauro”, periodico di Palmi che si occupa di problemi economici, legati in particolare all’agricoltura, e di questioni politiche riguardanti il comprensorio della piana di Gioia Tauro. Il giornale è diretto da Nicola Ciancio dal 1° maggio 1892 al 26 aprile 1893 e poi, fino al 13 agosto 1894, dallo stesso Giovanni Alessio.

Si apre ufficialmente alla politica in occasione del primo governo Giolitti (1892-1893), dichiarando apertamente la sua vicinanza alle idee e alla posizione politica dello statista piemontese. Una scelta di campo, questa, alla quale Giovanni Alessio resterà coerentemente fedele nei futuri anni della sua avventura politica e parlamentare.

In quegli stessi anni aderisce alla loggia massonica “Ventinove Agosto” di Rito Scozzese Antico ed Ac­cettato, fon­data a Palmi nell’anno 1891. La loggia ebbe come suo primo maestro venerabile l’avvocato Fran­cesco Larussa al quale, per gli anni 1893-94, succedette Nicola Ciancio, mentore politico di Giovanni Alessio.

Sotto la sapiente guida di Nicola Ciancio, acquista presto notorietà e affidabilità politica presso la borghesia, gli intellettuali e gli ambienti liberali e liberal-democratici di Palmi e del Circondario.

A tale riguardo, il giornale “L’azione calabrese”, quindicinale pubblicato a Roma dal 1912 al 1914, scrive: «Nella vecchia loggia massonica di Palmi, l’avvocato Giovanni Alessio, sceso dalla Montagna di Molochio, con largo patrimonio di dottrine giuridiche, cominciò la sua carriera politica guidato dalla mente alata del mai troppo compianto Nicola Ciancio, ed ivi col brio dei suoi anni giovanili, colla foga della sua eloquenza, si distinse a tal punto da divenire e in brevissimo tempo il segnacolo per le lotte future della democrazia di questa nobile parte delle Calabrie, che vide traversare da Reggio Calabria ad Aspromonte le fulgenti colonne guidate da duce delle camicie rosse, e pianse all’annunzio che la cuspide palla aveva ferito Giuseppe Garibaldi al piede. E i liberi videro in breve tempo tradotto in realtà il loro sogno; Giovanni Alessio, circondato dagli auguri più fervidi, scese in lotta e lottò e vinse».

Sconfitta e successo elettorale: 1904 e 1907

Il cammino verso il seggio di Montecitorio, tuttavia, non è privo di delusioni e di sconfitte. Alle elezioni politiche del 6 e 13 novembre 1904 (XXII legislatura), incoraggiato da quest’avvertita fiducia che lo circonda, tenta la scalata al Parlamento, candidandosi nel collegio di Cittanova, contro l’uscente Giuseppe Mantica. La sfida è ardua: Giuseppe Mantica, dottore in giurisprudenza e filosofia, docente nella scuola di Magistero a Roma, poeta e giornalista, gode di  grande stima e credito politico presso gli elettori; inoltre, è appoggiato da Giolitti e dalla prefettura che Giolitti, come ministro dell’Interno, controlla. Si contrappongono due ministerialisti, com’erano allora definiti i candidati e i deputati sostenitori del governo; Giovanni Alessio però concorre senza indicare la propria appartenenza politica: la sua candidatura, di fatto, è quella di un liberale indipendente vicino a Giolitti.

Il collegio di Cittanova comprende Cinquefrondi, Anoia, Galatro, Giffone, Maropati, Polistena, San Giorgio Morgeto, Radicena, Iatrinoli, Rizziconi e Terranova Sappo Minulio: dodici paesi distribuiti nell’area nord-est della Piana. In base alla legge di riforma elettorale del 22 gennaio 1882 e quella del 1892 che ripristina il collegio uninominale, si vota col sistema del suffragio allargato e collegi uninominali a doppio turno. Elettori attivi sono tutti i cittadini maschi che abbiano raggiunto i ventuno anni di età e dimostrino di saper leggere e scrivere; in alternativa all’istruzione, possono esercitare il diritto di voto coloro che pagano almeno 20 lire d’imposta annua. L’intero Collegio conta 59.782 abitanti, ma hanno diritto al voto e sono iscritti nelle liste elettorali 2.932 cittadini, pari al 4,90% della popolazione complessiva. Alle urne si reca l’80 % degli aventi diritto, corrispondente a 2.345 elettori. Il responso delle urne è disastroso per Giovanni Alessio che ottiene 916 voti contro i 1.387 consensi riportati dal suo competitore Giuseppe Mantica, che si conferma deputato del Collegio al Parlamento nazionale per la XXII legislatura.

Il 19 novembre 1904, pochi giorni dopo il deludente esito elettorale, Giovanni Alessio invia agli elettori del Collegio una lettera con la quale denuncia intimidazioni, manipolazioni, azioni corruttive, diffuse operazioni di compravendita di voti e indebiti interventi del Governo e dei prefetti a sostegno di Giuseppe Mantica, candidato di Giolitti. Premettendo di aver «accettato la lotta fidente alle dichiarazioni del Governo» che gli aveva assicurato appoggio o almeno neutralità nella contesa politica con Mantica, Giovanni Alessio spiega così le ragioni della sua cocente sconfitta elettorale del 6 novembre: «Io sarei stato il vostro legittimo rappresentante alla Camera elettiva se non lo avesse impedito non solo l’ingerenza governativa, alla quale, peraltro egregi sindaci hanno virilmente risposto, ma anche la corruzione esercitata su vasta scala e ad alto prezzo in tutti i Comuni del Collegio, in tutti essendovi elettori bisognosi. Ne menino pure vanto coloro che in verità non con molto rispetto di sé stessi, l’hanno esercitato: a tal prezzo io avrei disdegnato d’acquistare un seggio in Parlamento! I fatti di cui foste spettatori possono bene scuotere la fiducia negli uomini a qualunque posto collocati. Se il presente è scuola dell’avvenire, bisogna augurarsi che si trovi alfine il modo di assicurare realmente ed efficacemente la libertà e la sincerità del voto degli elettori; senza di che sarà mai sempre vano sperare che il popolo possa eleggere i rappresentanti che vuole».  E conclude affermando orgogliosamente di preferire «una sconfitta onorata ad una vittoria ottenuta con le baionette».

Con quel messaggio ai suoi elettori, denuncia e stigmatizza i fatti che hanno distorto e inquinato pesantemente la campagna elettorale e la contesa politica. In realtà, questi metodi elettorali intimidatori, corruttivi e violenti si ripetono a ogni tornata elettorale a beneficio di tutti i candidati ministerialisti, amici del governo. Durante il periodo giolittiano il loro l’impiego da parte della polizia agli ordini dei prefetti, sottoprefetti e delegati di polizia, spalleggiati spesso la malavita locale in sostegno dei candidati favorevoli al Governo, si diffonde disinvolto e spregiudicato in Calabria e in tutto il Mezzogiorno. Lo griderà forte nel 1909 Gaetano Salvemini nel denunciare i soprusi e le violenze dei mazzieri di De Bellis, candidato giolittiano del collegio pugliese di Gioia del Colle, e lo affermerà il 14 marzo dello stesso anno il periodico reggino Risurrezione.

Per Alessio, l’opportunità di una nuova candidatura si presenta due anni e mezzo dopo l’inizio della XXII legislatura.  Il 3 giugno 1907 muore Giuseppe Mantica. Le elezioni suppletive per sostituire il deputato scomparso sono fissate per il 28 luglio dello stesso anno. Alessio presenta la sua candidatura qualificandosi ministeriale, candidato cioè della compagine giolittiana. La breve campagna elettorale e le elezioni si svolgono senza competizione. L’assenza di candidati concorrenti sembra segnalare che, nel frattempo, la posizione politica ed elettorale di Giovanni Alessio sia divenuta potenzialmente molto forte e tale da scoraggiare ogni altra possibile candidatura a lui contrapponibile. Ciò è solo in parte vero. L’opposizione a Giovanni Alessio e al suo partito dei bianchi, al comando in quasi tutte le amministrazioni municipali del Collegio, in quegli anni è viva e piuttosto organizzata. A Cittanova è capeggiata dal cavaliere Pasquale Palermo, già sindaco di quella cittadina ed ex vicepresidente del Consiglio provinciale: «Un galantuomo senza macchia – afferma il periodico Terra nostra – ermeneuta di quella falange compatta, che un dì (nel 1904) mantenne al bando dal Collegio di Cittanova» Giovanni Alessio. Tuttavia, nonostante la presenza di oppositori combattivi e organizzati, non si trova un competitore che ne contrasti la candidatura. Per Terra nostra, a scoraggiare ogni possibile candidatura contrapposta è la situazione politico-elettorale del Collegio, divenuta tale da non consentire un confronto democratico e una competizione serena e civile, esente da intimidazioni, minacce e rischi per lo sfidante e gli oppositori: i galoppini e gli squadristi elettorali (mazzieri) al servizio di Alessio erano già pronti a ogni sorta d’intimidazione, minaccia e violenza contro gli avversari e i possibili competitori. «Era – scrive ancora il giornale romano guidato da Roberto Taverniti – come un senso di repulsione che colpiva magari i desiderosi di passare innanzi all’obiettivo dell’apparecchio elettorale, era una riluttanza a scendere in campo in un ambiente dove le simbiosi più virulente prosperavano in florida coltura! I mazzieri eran troppi ed un galantuomo difficilmente intendeva prestarsi, sia pure a titolo di bene, a rischiare il marcio di cui è satura la mafia politica locale». Questo scenario, politico-elettorale in effetti, si ripeterà ancora nel 1909 e, soprattutto, nel 1913 contro il rivoluzionario Francesco Arcà, con buona pace dei principi di democrazia e moralità politica ai quali Giovanni Alessio nel 1904 promise di volersi richiamare nelle sue future battaglie elettorali.

Nel mese di luglio 1907, l’intero collegio di Cittanova conta 59.782 abitanti e gli iscritti nelle liste elettorali sono 3219. Votano 2.155 aventi diritto; si astiene il 33% degli elettori: circostanza questa che sembra confermare anche la presenza di quel nutrito gruppo di oppositori al quale si è fatto prima cenno. Giovanni Alessio risulta eletto con 2.152 voti. L’esito delle urne gli assegna un notevole successo, reso esplicito dalla quasi unanimità dei consensi espressi. Così, nell’estate del 1907, Giovanni Alessio entra in Parlamento nella veste di deputato appena eletto. Alla Camera si colloca tra i costituzionali di sinistra, in quel gruppo di parlamentari cioè che si richiama alla sinistra costituzionale di Zanardelli e di Giolitti e che condivide, scrive Hartmut Ullrich, «il concetto giolittiano di un liberalismo di sinistra riformatore e decisamente orientato verso una politica sociale avanzata, e la sua fiducia assoluta nella libertà». Il nucleo centrale dei costituzionali di sinistra è formato dai parlamentari giolittiani, tali per convinzioni e scelte politiche. Non di rado però in quell’area si collocano uomini politici che con Giolitti condividono esclusivamente «un saldo legame personale», quale diverrà, con il decorrere del tempo, quello di Alessio.

(prima parte – continua)

piazza montecitorio